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Visualizzazione dei post da gennaio, 2023

IMPARARE A FERMARSI

  Spesso quando riesco ad attraversare il parco di quartiere mi fermo qualche minuto davanti al mio bagolaro (leggi   Amico albero ). Questa mattina aveva il tronco lucido per la pioggia, la mancanza di foglie rivela da tempo la presenza di qualche nido sulle cime più alte. La temperatura è scesa in questi giorni e l'inverno adesso è proprio evidente. Ho sempre i minuti contati quando devo andare a scuola ma ormai ho imparato a fare spazio abbastanza velocemente quando mi fermo al cospetto del mio albero. Altrettanto velocemente arriva spesso un'intuizione. Stamattina più che mai ho percepito il riposo dell'inverno. I rami erano perfettamente immobili, ormai privi della più piccola foglia mossa solitamente dal vento. Intorno a me sfrecciavano biciclette, udivo voci e il rumore del traffico poco distante ma la natura era immobile. E anch'io sentivo di potermi fermare in quel momento.  In questi giorni frenetici sento più che mai che la meditazione è il mio inverno: una p

PELLE D'ALBERO

 Questa mattina sono uscita in anticipo per passare a trovare il mio albero e fare spazio. Non mi ero accorta che piovesse e non avevo con me l'ombrello. Fermandomi davanti al solito bagolaro mi sono accorta che la pioggia mi impediva di guardare in alto, limitando la consuetudine di contemplare i suoi rami. L'attenzione visiva è allora rimasta all'altezza degli occhi. Il tronco bagnato metteva in risalto particolari sulla corteccia che nel gioco di associazioni mi sono arrivati come pelle umana: solchi, tatuaggi, macchie, funghi e malattie cutanee, cicatrici di tagli sulle braccia di adolescenti, vene in rilievo, pelle raggrinzita degli anziani. Articolazioni e corpi nudi disperatamente avvinghiati tra loro.  Per un attimo ho sentito una commovente connessione con l'umanità tutta e la fragilità visibile sul confine tra il dentro e il fuori. Grazie amico albero, albero-specchio.  Poi la pioggia mi ha invitato a riprendere il cammino della quotidianità.

ERBACCE

L'anno nuovo non è iniziato nel migliore dei modi. Alcune questioni inaspettate mi preannunciano un inizio un po' in salita. Sento il peso dell'inaspettato nel corpo, soprattutto nelle ore notturne. Nelle gambe e nello stomaco, lo osservo, ci respiro dentro, a volte mi lascio cadere completamente ma ho imparato a guardare le cose da fuori e a concedermi tempo per affrontare un passo alla volta. Avere una spada di Damocle sulla testa è una costante della mia vita ma guardando indietro mi rincuoro pensando che il tempo a volte risolve, altre volte alleggerisce comunque il peso.  Qualche giorno al mare aiuta: osservare la linea dell'infinito che divide il cielo dall'acqua mi regala un senso di spazio e di respiro. Il sole che trova un varco tra le nubi per poi scomparire di nuovo mi ricorda la continuità delle cose. Ieri mi sono dedicata a sistemare un po' il balconcino della cucina. In pochi mesi il verde è cresciuto moltissimo, distribuendosi in modo inaspettato.

NUOVO INIZIO

Sono passati due anni e mezzo da quando ho deciso di tornare alla natura e ho aperto questo blog. Non l'ho fatto scappando dalla città e ritirandomi in un eremo di montagna ma indossando un nuovo paio di occhiali che mi permette di vedere ciò che prima non vedevo e di godere di ciò che c'è quando c'è.  In questo tempo ho imparato ad amare ogni stagione dell'anno proprio per le sue caratteristiche, a scegliere di percorrere viali alberati quando il caldo è soffocante, a uscire di casa con gli stivali di gomma per vedere la bellezza della pioggia, a camminare sulle foglie cadute dagli alberi, ad amare la nebbia invernale, le nuvole basse e le sagome dei rami spogli. Ho imparato a ritagliare attimi di tempo, per attraversare un parco tutte le volte che devo andare da qualche parte, a spostarmi quando mi è possibile, per respirare in riva al mare o camminare in montagna.  Ho imparato che la felicità è fatta di piccoli momenti, che posso fermarmi e respirare quando mi sento