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LA VIA DEGLI ANTICHI

"Il filo della via si potrà svolgere prendendo come guida nell'esistenza odierna la via degli antichi che condurrà all'origine primordiale." (Lao Tse) Un nuovo inizio. Dopo i mesi di lockdown, a seguito dell'emergenza Covid19, nasce in me il desiderio di ricominciare dalla natura e di vivere una vita più semplice, in ascolto e in osservazione del mondo meraviglioso che mi circonda e di cui mi sento parte. Perché tutto ciò che andiamo cercando, ce l'abbiamo davanti agli occhi.
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MAESTRI DELL'ATTESA

 Ci sono alberi ancora completamente spogli quando tutto intorno i germogli si schiudono, le tenere foglioline dal verde brillante danzano vivaci sui rami a ogni alito di vento e i primi fiori dipingono il paesaggio di allegra vitalità. dormienti, non sembrano accorgersi di ciò che accade intorno e mostrano ancora il vestito dell'inverno incuranti di non essere alla moda del momento.  Comodi nelle loro linee essenziali mi parlano con mitezza dell'arte dell'attesa, della pazienza di lasciare che le cose accadano al momento giusto, senza spingere né forzare, né sottostare ai comandi dell'urgenza. Uno di questi è il mio amico bagolaro, ogni anno in primavera si burla della mia apprensione fingendosi privo di vita. Ora so che un giorno, mentre attraverserò il parco per andare a scuola con il passo svelto e la mente arruffata di pensieri, troverà il modo di sorprendermi.

BIOFILIA D'INVERNO

 M'innamoro Là dove si sono gli alberi d'inverno, di suoni d'uccelli e rami dalle forme nude. Della capacità di stare senza domande nell'abbandono silenzioso. Delle alte cime dei cedri, muta eloquenza della minutezza dell'essere umano. Delle rugose cortecce, memoria tangibile del tempo. Delle foglie cadute nutrimento umido di accoglienza. M'innamoro e mi lascio attraversare dalla continuità tra il principio e la fine e dall'antico legame tra la Natura e me.  

L' ENERGIA DELLA RINASCITA

 Questa domenica mattina mi sono svegliata nervosa, irritata, pervasa di rabbia, sconforto e delusione. Quando ho il cuore gonfio di emozioni negative so che una passeggiata in natura può cambiare lo stato delle cose.  Ho scelto il parco Segantini, come meta del mio cammino contemplativo, pregustando di immergermi nel boschetto di bambù per apprendere da esso a fare spazio per mettere radici, alleggerire il peso delle emozioni e creare un vuoto interiore che mi facesse dimenticare lo stato attuale. Insomma avevo già deciso cosa vivere e quale insegnamento avrei ricevuto.  L'esperienza del presente invece riserva sempre qualcosa di inaspettato. Sui miei passi, in cerca di pace attraverso immagini di bellezza mi sono sentita nutrita di un'energia nuova, quella della forza della rinascita: i primi germogli verdi tra i rami secchi, i primi fiori. Un desiderio di uscire allo scoperto, di rivelare il mio pensiero, di fare ciò che desidero, di essere me stessa, di fiorire.  L'ener

PRATICA SUL NON GIUDIZIO

 Passeggiata domenicale nel verde per incontrare la natura, riposare un corpo-cuore affaticato da una settimana ricca di esperienze e svuotare la mente da pensieri abbondanti e un po' confusi. Ho scelto il Parco Sempione, perché raggiungibile velocemente e perché lì ho iniziato tempo fa per caso a sperimentare una pratica nata dall'attenzione all'ascolto.  Essendo un parco molto frequentato, succede spesso di incrociare persone che corrono, si allenano, chiacchierano, portano a spasso il proprio cane, si fanno selfie o fanno riprese per il proprio canale o profilo web. Talvolta mi capita anche di vedere qualcosa di apparentemente losco che immediatamente mi innesca un film nella mente, così come disapprovazioni o like a ciò che vedo e sento.  Allora ho pensato "sii albero", perché la più grande lezione del mondo vegetale credo sia il non giudizio. Sta e accoglie. Accoglie le scritte sulla sua corteccia così come i volatili che si posano sui suoi rami, accoglie le

NATURA CONDIVISA

L'ho fatto. Ho trovato finalmente il coraggio di condividere le mie pratiche con qualcuno attraverso la mia prima esperienza di NatureTherapy® al Parco Lambro di Milano, un luogo che amo dove gli elementi si mescolano regalando un polmone verde tra le case.   Due persone mi hanno dato fiducia e mi hanno seguito in un percorso di ascolto, attivazione sensoriale, condivisione di punti di vista e conoscenze. L'intento era di incontrare la stagione più fredda e di godere dei suoi insegnamenti ma oggi l'inverno ha indossato una veste primaverile. In un cielo limpido, la presenza del vento che nonostante le previsioni non si è mai fatto minaccioso, ci ha accompagnato con delicatezza, regalandoci piacevoli concerti di foglie.  Condividere significa osservare con più occhi, sentire con più orecchie, lasciarsi guidare dalla curiosità degli altri, allargare le proprie conoscenze. Ci siamo lasciate guidare dalla curiosità di osservare forme, portare l'attenzione sui suoni, toccare

IMPARARE A FERMARSI

  Spesso quando riesco ad attraversare il parco di quartiere mi fermo qualche minuto davanti al mio bagolaro (leggi   Amico albero ). Questa mattina aveva il tronco lucido per la pioggia, la mancanza di foglie rivela da tempo la presenza di qualche nido sulle cime più alte. La temperatura è scesa in questi giorni e l'inverno adesso è proprio evidente. Ho sempre i minuti contati quando devo andare a scuola ma ormai ho imparato a fare spazio abbastanza velocemente quando mi fermo al cospetto del mio albero. Altrettanto velocemente arriva spesso un'intuizione. Stamattina più che mai ho percepito il riposo dell'inverno. I rami erano perfettamente immobili, ormai privi della più piccola foglia mossa solitamente dal vento. Intorno a me sfrecciavano biciclette, udivo voci e il rumore del traffico poco distante ma la natura era immobile. E anch'io sentivo di potermi fermare in quel momento.  In questi giorni frenetici sento più che mai che la meditazione è il mio inverno: una p

PELLE D'ALBERO

 Questa mattina sono uscita in anticipo per passare a trovare il mio albero e fare spazio. Non mi ero accorta che piovesse e non avevo con me l'ombrello. Fermandomi davanti al solito bagolaro mi sono accorta che la pioggia mi impediva di guardare in alto, limitando la consuetudine di contemplare i suoi rami. L'attenzione visiva è allora rimasta all'altezza degli occhi. Il tronco bagnato metteva in risalto particolari sulla corteccia che nel gioco di associazioni mi sono arrivati come pelle umana: solchi, tatuaggi, macchie, funghi e malattie cutanee, cicatrici di tagli sulle braccia di adolescenti, vene in rilievo, pelle raggrinzita degli anziani. Articolazioni e corpi nudi disperatamente avvinghiati tra loro.  Per un attimo ho sentito una commovente connessione con l'umanità tutta e la fragilità visibile sul confine tra il dentro e il fuori. Grazie amico albero, albero-specchio.  Poi la pioggia mi ha invitato a riprendere il cammino della quotidianità.