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INCONTRO CON LA NATURA

Per assecondare il forte desiderio di ritrovare un contatto con la natura, eccomi qui, insieme ai miei figli, nella casa di montagna dei nonni in un piccolo Comune bergamasco alle pendici della Presolana. Ne approfitto delle lezioni online del mattino dei ragazzi per uscire sola, in cerca di un luogo in cui poter respirare liberamente senza mascherina.

Attira subito la mia attenzione lungo il cammino un chiassoso concerto di uccelli. Mi colpisce il contrasto della vegetazione ai due lati del percorso. Sul lato che costeggia le case, siepi tagliate e fiori piantati in modo ordinato abbelliscono i giardini recintati. Dalla parte opposta si apre lo spazio del grande prato. La mancanza di manutenzione ha permesso all'erba di crescere a dismisura, in modo irregolare. Fiori colorati cresciuti spontaneamente sembrano coriandoli nel verde.
Mi copro con la mascherina quando incontro qualcuno. Ripenso a quante volte, sulla medesima strada, persone sconosciute mi hanno fatto un cenno di saluto o allargato un sorriso, come si usa nei percorsi montagna. Un'abitudine che dà un senso di appartenenza e comunione.
Ora gli occhi che incontro si abbassano, dietro a una mascherina che rende i sorrisi inutili.

Mi sento pervadere da un senso di tristezza che cresce con l'avvicinarmi al paese. Sarà che ho saputo che qui la pandemia ha lasciato numerose vittime. Questo pensiero mi fa deviare, per la prima volta, verso il piccolo cimitero. Un gesto istintivo e simbolico che mi porta a girovagare tra vecchie tombe di persone sconosciute. Ricordo che da bambina nel giorno dedicato ai morti seguivo i miei genitori nella visita ai parenti defunti. Mio fratello ed io giocavamo a rincorrerci tra le tombe e quando eravamo stanchi ci divertivamo a osservare le sculture e a leggere i nomi incisi sulle lapidi, inventando storie di persone che non conoscevamo.
Dopo questa deviazione imprevista, entro in paese quasi in punta di piedi. I negozianti hanno esposto in vetrina una bandiera con disegnato un grande cuore. Insieme all'odore di alcool e disinfettanti si respira la voglia di ricominciare.

Mi allontano dal centro, per salire verso il torrente. E' un luogo che frequento spesso quando veniamo in montagna e che amo in tutte le stagioni. Non vedo l'ora di arrivarci e di godere a pieni polmoni della natura del luogo. Una volta raggiunta una sorta di isolotto tra le correnti d'acqua, scopro che essere lì, sola, finalmente libera di respirare, è molto diverso da come lo avevo immaginato. Sento eccessivi il rumore dell'acqua che scorre tra i sassi e il verde rigoglioso delle piante che mi circondano. Cerco di distrarmi facendo qualche foto ma mi accorgo di non poter incorniciare ciò che in questo momento percepisco come così vasto. La mia posizione, rannicchiata, con le gambe al petto in uno stretto abbraccio mi fa pensare alla nostra gatta, che ieri abbiamo portato in montagna per la prima volta. Si è scelta un nascondiglio da cui uscire con cautela, per scoprire poco alla volta ciò che la circonda.

Probabilmente anch'io, dopo aver trascorso molto tempo nella sicurezza della mia casa, ho bisogno di riappropriarmi dello spazio gradualmente, specialmente di fronte a tanta generosità della natura. Ho un leggero senso di nausea. Mi siedo a gambe incrociate, allungo la schiena e chiudo gli occhi, per concentrarmi sul respiro ma inutilmente. Mi accorgo che in una mano sto stringendo un piccolo sasso che ho raccolto inconsciamente, forse in cerca di qualcosa di stabile. Allora mi alzo in piedi e inizio a spostarmi da una pietra all'altra, attraversando il torrente in punti diversi. Cerco appoggi che diano sicurezza ai miei piedi ad ogni passo. Concentrarmi sui massi del torrente mi fa entrare in una dimensione giocosa che mi fa sentire più leggera. La ricerca di equilibrio ha rapito tutta la mia attenzione e dissolto i pensieri. Eccomi di nuovo bambina a saltare da una pietra all'altra, come fa Giacomo quando veniamo qui insieme.