Passa ai contenuti principali

PRATICA SUL NON GIUDIZIO

 Passeggiata domenicale nel verde per incontrare la natura, riposare un corpo-cuore affaticato da una settimana ricca di esperienze e svuotare la mente da pensieri abbondanti e un po' confusi. Ho scelto il Parco Sempione, perché raggiungibile velocemente e perché lì ho iniziato tempo fa per caso a sperimentare una pratica nata dall'attenzione all'ascolto. 

Essendo un parco molto frequentato, succede spesso di incrociare persone che corrono, si allenano, chiacchierano, portano a spasso il proprio cane, si fanno selfie o fanno riprese per il proprio canale o profilo web. Talvolta mi capita anche di vedere qualcosa di apparentemente losco che immediatamente mi innesca un film nella mente, così come disapprovazioni o like a ciò che vedo e sento. 

Allora ho pensato "sii albero", perché la più grande lezione del mondo vegetale credo sia il non giudizio. Sta e accoglie. Accoglie le scritte sulla sua corteccia così come i volatili che si posano sui suoi rami, accoglie le lattine abbandonate o i palloncini incastrato tra le sue fronde così come i nidi degli uccelli, accoglie le intemperie così come i raggi del sole. 

La mia pratica di non giudizio consiste nell'attivare la vista e l'udito ascoltando le parole di chi incontro svuotandole di significato, osservando ciò che vedo come forme in movimento, lasciando la mente libera da pensieri, collegamenti, confronti, opinioni. 

Ripeto nella mente l'abituale frase di Tich Nath Han: "Ispirando calmo il corpo e la mente, espirando sorrido, dimorando nel momento presente so che questo è l'unico momento". 

Non è con i nostri giudizi che possiamo fare qualcosa di buono in questo mondo. Però posso raccogliere una bottiglia abbandonata e gettarla nel cestino più vicino, posso sorridere o ricambiare un saluto, posso accarezzare un cane se mi si avvicina. 

E' una pratica difficile e a volte cado nella trappola di giudicare me stessa quando non riesco ad attuarla ma è un obiettivo che indica una strada, una via da percorrere lunga e tortuosa. E' una pratica che dal parco posso portare nella vita di tutti i giorni, a casa, a scuola, ovunque. 

E' un obiettivo che mi mette di fronte alla debolezza umana ma anche a quella luce divina che c'è in ognuno di noi e al desiderio di tenerla accesa, nonostante le difficoltà che la vita riserva ogni giorno.