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BAGNI D'AUTUNNO

 Sono venuta a Zoagli da sola questo weekend, con il desiderio di staccare qualche giorno prima di ricominciare i progetti a scuola. La giornata di ieri l'ho trascorsa in spiaggia tutto il giorno, incollata al libro che avevo iniziato in treno che ho letto quasi ininterrottamente fino ad arrivare alla fine. Non mi succedeva da anni di leggere un romanzo tutto in un fiato, immergendomici dentro, così come non mi aspettavo di avere il coraggio di fare un bagno fuori stagione, né tantomeno di scoprire quanto fosse rigenerante immergersi nell'acqua fredda.

La mattina di oggi sarebbe stata dedicata a camminare nel bosco, ripercorrere un sentiero già fatto un paio di volte con Giacomo, che da Semorile arriva a Sant'Ambrogio, anche se questa volta avrei deviato prima per scendere verso San Pantaleo. Si tratta di un pezzo che qui chiamano l'anello dei 5 campanili per il numero di chiese che si incontrano. Alle 8.30 di questa mattina, però, non solo il tempo non era quello sperato ma un contrattempo lavorativo ha tardato i miei programmi. Confidando nel fatto che il cielo si sarebbe aperto, mi sono messa in cammino a metà mattina con l'intenzione di osservare l'autunno, cercando castagne e lasciandomi attrarre dai colori della natura. 

Quando percorro da sola sentieri nel bosco ho sempre una sensazione strana: man mano che mi allontano dalle case, dai terreni recintati, e mi addentro nella vegetazione più selvaggia, là dove le voci umane e il rumore delle macchine che passano sono sostituiti da versi di uccelli, ronzio di insetti intervallati da attimi di silenzio, sento come un brivido di paura misto alla curiosità di scoprire. Questa mattina troppi pensieri mi si accavallavano nella mente per godere dei miei passi, come mi accade quando ho una giornata libera e voglio fare talmente tante cose che non combino niente. Ho dovuto fermarmi, mettermi a tacere e decidere che sarei ripartita concentrandomi solo su una cosa: l'ascolto. Così ho ripreso a camminare lentamente, con orecchie vigili e l'attenzione sul respiro. Immediatamente ho iniziato a sentire anche il battito del cuore come se prima fosse stato soffocato da un rumore assordante. Stare in ascolto mi ha permesso di guardarmi intorno e mettere a fuoco le cose senza lasciarmi travolgere da mille pensieri.


Sapevo che a un certo punto avrei incontrato una lunga scalinata. Per non perdere la concentrazione sul qui e ora ho iniziato a contare i gradini, mettendo in tasca una ghianda ogni volta che arrivavo a cinquanta. Ci vogliono tre ghiande e mezzo per arrivare in quota, dove il sentiero prosegue pianeggiante. Quello che a ogni passo non potevo sapere era che invece di salire stavo scendendo, sempre più profondità, per incontrare me stessa. Terminata la scalinata sono arrivati come folletti sbucati dal bosco i grandi temi della mia vita.

Sono arrivata parecchio accaldata alla chiesina dedicata a Maria Maddalena, con il cuore che batteva all'impazzata e mi sono fermata per sedermi su un muretto. Dopo aver bevuto dalla borraccia ho chiuso gli occhi e ho sentito che all'intenzione di ricontattare il respiro rispondeva un corpo irrigidito, contratto dalla fatica e dalla paura. E' stato allora che ho avuto la sensazione che la pietra sotto di me mi invitasse a lasciarmi andare, rassicurandomi che avrebbe saputo sostenere il mio peso. Ho iniziato a piangere e in quell'istante una ghianda è caduta da un albero, proprio accanto a me, come a legittimare le mie lacrime. Mi sono sentita accolta da tutto ciò che avevo intorno, accolta e protetta. Non so per quanto tempo io sia stata lì seduta, con gli occhi umidi e un largo sorriso, senza pensieri particolari, un po' sorpresa di tutta quella compagnia che sentivo intorno a me. Ho avuto voglia di fare un pupazzetto con elementi naturali ed è uscito così: la testa piena di idee creative che a volte si realizzano e a volte svaniscono come il fumo che esce dalla bocca in inverno, lunghi arti che vogliono muoversi e volare, un corpo corazza per proteggere il cuore e gli organi che spesso si rivela di roccia friabile. 

Ho ripreso il cammino come se il mio zaino di colpo si fosse svuotato, priva di risposte ma con la sensazione di essere un po' cambiata, come al ritorno da un viaggio. Scendendo verso il mare gradualmente ho ritrovato i recinti, le case, le voci, il rumore delle auto e mi sono accorta di aver dimenticato di raccogliere le castagne, anche se il sentiero ne era pieno. 

La natura è così quando ci si immerge in essa con il cuore aperto: riflette ciò che abbiamo dentro e restituisce con fiducia, accoglienza e senza giudizio. La natura non ci aiuta a evitare o scappare da ciò che ci turba ma ha un modo gentile di accompagnarci dentro alle cose, invitandoci a lasciare andare i sassi che appesantiscono il nostro cuore.