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MONTE DI CASA



Ci sono cose che rimangono un mistero, come scoprire un sentiero che cercavi da tempo e ce l'avevi davanti al naso.

Tutte le volte che vado in paese a piedi vedo una crocetta bianca in cima al monte che sta alle spalle di Castione. E' quello della "mia" pineta, scoperta durante il lockdown e diventata il mio luogo di pace. Appena sopra le case più alte del paese, talmente scontata che non ci va mai nessuno. 

Fatto sta che la cima di quel monte che prende il nome di Monte di Casa, completamente ignorato in rete e raggiungibile secondo l'indicazione di un cartello in trenta minuti, non l'avevo mai trovata. E allora cosa sarà mai successo oggi che improvvisamente nel bel mezzo della biforcazione del sentiero che porta a mete già esplorate più volte, mi si apre una terza possibilità nel mezzo? Forse è la determinazione odierna dell'ultima passeggiata dell'estate a scovare la strada misteriosa.

Eccolo lì: un sentierino non troppo visibile, stretto tra l'erba, ricoperto di aghi e di pigne e piuttosto ripido. 

Un po' per non illudermi troppo inizio a salire, chiedendomi se in effetti porti da qualche parte. Percorro il primo pezzo con divertimento, con in testa la canzoncina del mago di Oz che invita a seguire la strada dai mattoncini gialli. Poi la fatica si fa sentire e rallento.

Quasi in cima mi apro a ricevere in un'ottica di Daishizen (Grande Natura): un albero guardiano, un piccolo faggio dai tronchi multipli, al quale chiedo il permesso di accedere, precede di pochi passi quello che sento essere un ingresso, delimitato da due pini rossi brulli e dal tronco snello. Mi vengono alla mente immagini di porte dei boschetti sacri agli shintoisti.

Sono eccitata per la scoperta ma anche intimorita di continuare a salire verso una meta sconosciuta. Mi sento un po' come la nostra gattina che in questi giorni sta scoprendo la natura del giardino gradualmente, muovendosi rasoterra con le orecchie tese e la coda gonfia.

Il sentiero incontra un palo di legno piantato per terra. Ce ne sono altri a distanza che sembrano delimitare un confine. Che sia terreno privato? Non so ma devo arrivare in cima. Intravedo tra gli alberi qualcosa di più chiaro che si rivela essere un grosso tronco denudato della sua corteccia, spezzato dalle intemperie ma con ancora le radici nella terra. E' un'immagine che mi colpisce senza un motivo evidente. 

Pochi metri più avanti ecco la croce! C'è una specie di capanno per attrezzi di ferro che non conosco e un tavolino rotondo con la sua panca che profuma di resina. Giunge da lontano il rumore delle macchine che passano sulla provinciale. 

Eppure lo sento un luogo di pace. 

Mi prendo il tempo per stare in ascolto, per osservare le foglie delle betulle vibrare in una danza con il vento sottile, quasi impercettibile. Il sole alto nel cielo mi scalda la pelle facendomi ancora sentire l'estate. I suoni della natura vicini sovrastano rumori antropici lontani, ai quali a breve mi dovrò riabituare.