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PENSIERI NEL PARCO

Sono giorni difficili questi. Costretta in una città che vivo ogni giorno di più come una trappola. Sento che l'energia di queste giornate di solstizio d'estate non trova spazio per esprimersi. Spesso nemmeno il respiro trova il suo spazio per compiere il suo percorso abituale. L'inquietudine mi accompagna già dal risveglio e il pensiero di avere davanti una lunga giornata mi sconforta. Il caldo esploso improvvisamente in questi ultimi giorni sembra aver peggiorato le cose.

Il piccolo parco di quartiere è, in questo momento, una possibilità di salvezza, un rifugio per i miei tormentati pensieri.

Cammino avanti e indietro all'ombra degli alberi, ascoltando il fruscio dei passi nell'erba. La mascherina al collo accoglie le gocce di sudore che si fondono con lacrime silenziose.
Allontano lo sconforto, spiando le persone che mi circondano. Un padre paziente spinge il figlio sulla sedia a rotelle nella sua passeggiata quotidiana. Gira in tondo senza cambiare mai percorso, assorto nei pensieri. Un ragazzo ascolta musica e sembra lavorare su una coreografia. Un ragazzo che danza nel prato. Un'immagine che va oltre i luoghi comuni. Vorrei avere il suo coraggio: sfidare i pregiudizi per fare ciò che amo. Senza il timore di essere giudicata e etichettata. Ho passato tutta la vita a pensare di essere strana. Ma forse lo siamo un po' tutti. E se e non avessimo paura di essere giudicati, magari avremmo da offrire tutti molto di più.

Sono stufa di dovermi adattare a quel che c'è. Alla mia età, l'adattamento diventa un peso insopportabile. E' il momento di rinascere in qualche modo. Come un germoglio dalla dura corteccia.